La spiaggia romana del ‘600

Torniamo a viaggiare nelle antiche carte del nostro territorio. Siamo nel ‘600, ormai le guerre sono passate e la campagna romana sta piano piano prendendo la conformazione attuale! Ci affidiamo alla mano di Innocenzo Mattei, cartografo per conto della famiglia Chigi.

Ma prima di andare in giro sul nostro delta, è interessante dare un’occhiata a Roma, che è sintetizzata con una rappresentazione dello stemma Chigi: sei colli e la stella a otto punte, praticamente l’Urbe era nelle loro mani… E tutto intorno le mura aureliane con le porte da cui partono le consolari con i numerini, un pò come le uscite del Grande Raccordo Anulare.

Torniamo a noi…

Salta subito all’occhio che il corso del Tevere è ormai quello odierno, anzi, qui l’autore ha deciso addirittura di non rappresentare l’area stagnante derivata dal salto del meandro di un secolo prima; appare una situazione più moderna di quanto non fosse in realtà, tanto che la palude del meandro morto sarà prosciugata  solo dalla bonifica ravennate del 1884. Le lagune salmastre, sempre più paludose, sembrano piuttosto ristrette rispetto alla loro estensione reale ma osservando bene, sia dal lato ostiense sia da quello di Maccarese, si trovano i campi delle saline. Si distingue l’area di lavorazione del sale da quella ancora invasa dall’acqua. Nei dintorni dominano le selve del lato settentrionale, come Selva Candida, e le macchie di quello meridionale, come Macchia Palocco. Tra boschetti, aree aperte, campi e saline spuntano i vari casali, da cui si controllavano i poderi delle famiglie. E’ peculiare che sia ancora presente la definizione di “Fusano de Fabii“, erano proprio loro al termine del Rinascimento i proprietari della tenuta di Castel Fusano ma tra il 1623 ed il 1629 lì era già stato costruito il Castello di proprietà della famiglia Sacchetti, realizzato da Pietro da Cortona. Chissà il committente del lavoro cosa avrebbe pensato se avesse saputo che in poco meno di un secolo quel castello sarebbe passato proprio alla sua famiglia?!

Trapela una minima consapevolezza archeologica nel tratteggiare le consolari, anche se non compare la via Laurentina, pur essendo descritto “Laurenti”, e a dirla tutta neanche la via Severiana con il suo ponte sul canale. In compenso si nota l’acquitrino del porto di Traiano con l’indicazione anche dell’area del porto di  Claudio; Isola Sacra, Ostia, il litorale di Castel Fusano e l’area tra Ostia e Dragona presentano l’indicazione di rovine romane. Spicca, proprio nell’entroterra di Ostia, la Villa di Simmaco, ma possiamo facilmente denominare anche le altre aree, infatti nelle zone nominate oggi abbiamo gli scavi di Porto e la necropoli, tutta la città di Ostia Antica, le ville di Procoio e la villa della Palombara. Va fatta una annotazione, Tor San Michele era stata costruita pochi anni prima per sostituire Torre Boacciana, ormai troppo arretrata e di concezione architettonica troppo antiquata, tuttavia il simbolo con la dicitura “Forte di San Michele” non è a presidio di Fiumara Grande, dove invece non compare nulla… Ma è nell’eltroterra tra Ostia e lo stagno.

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A cura di Bellotti Tiberio