Con il patrocinio del Municipio Roma X e con la collaborazione di
Filippo Cannizzo Ambassador Beauty&Gentletude e coordinatore ResiliArt Italy: Bellezza di Unesco
Claudio Amendola, Claudio Ranieri, Gigi Proietti, sono tanti i nomi possibili per dare una idea di chi sia il romano oggi e, girando per Trastevere, alcune stampe che decorano i vicoli ce lo ricordano. Quindi, passando per le strade del centro e ascoltando il vociare, ci assale un dubbio: anglofoni, francofoni, sinofoni… ma i romani?
Poi sfogliamo qualche social e troviamo malinconiche immagini di “Roma sparita”, foto o incisioni che stimolano pensieri depressi sulla vera Roma che non sarà mai più.
Ma è così? Riflettiamo un attimo, osserviamo oltre quelle stampe e guardiamo i muri su cui sono incollate. La prima cosa che deve risaltare è che una qualsiasi parete del centro ha su di se infiniti segni del tempo, finestre fatte e poi chiuse, colonne inglobate, capitelli messi come decorazione, archi abbozzati o tamponature, intonaci vecchi e altri ancora più vecchi. Cosa significa? Gli edifici che vediamo sono il frutto di mille mani diverse. Questo dovrebbe rimanerci stampato in mente! La “Roma sparita” di ieri è solo una delle tante ed è solo uno di quegli strati, così come la nostra lo sarà per i nostri nipoti. Anche noi saremo una “Roma sparita”.
Ora ci siamo posizionati su una prospettiva più adeguata ma manca ancora un passaggio. Quei muri rattoppati li hanno fatti dei romani veri? Il dialetto che tanto ci piace, nonostante stia cambiando e Trilussa è già difficile da comprendere per gli alunni, è il frutto anche dell’invasione napoleonica, esattamente come delle razzie e delle violenze dei Lanzichenecchi del XVI secolo. E come è ovvio grattando nella storia si risale al latino, quella lingua tipica delle nostre radici, quella lingua nata dalle popolazioni delle steppe europee che al termine dell’Età del Bronzo sono scese a sud e si sono interfacciate con quelle già esistenti qui. Ecco, questo è il quadro di riferimento generale, ma dobbiamo fare ancora un passo.
Chi sono i Romani? Facciamo un salto indietro, arriviamo all’epoca di uno dei personaggi storici più noti e amati, Ottaviano Augusto, il figlio adottato da Cesare e divenuto il primo Imperatore di Roma. Chi avremmo trovato qui nel nostro stesso territorio? Sicuramente moltissime persone, Roma era già la città più popolosa. Ma sbarcavano ai moli di Ostia spagnoli e mediorientali, germani e nord africani! La demografia della nostra città era un’esplosione di prime lingue accomunate dal latino o dal greco, di religioni e di abitudini differenti.
Il cuore di un Impero, una città imperniata sui porti e sulle strutture di Ostia e del delta del Tevere ha inevitabilmente un carattere internazionale ed interculturale, a maggior ragione quando il concetto di cittadino romano si è completamente sciolto dal legame con la città fisica. Roma, con la sua porta d’accesso marittima, è il fulcro e lo è stato sempre.
Ma quindi cosa significa Romano vero? Al di là di ciò che ci smuove i sentimenti, è romano chiunque ha un legame con questa città, chiunque arrivi e stia qui lasciando un segno di qualche genere. La nostra identità è la diversità, la nostra tradizione è il cambiamento.
…E il delta del Tevere ne è stato un motore essenziale!