Il Granchio blu Atlantico è arrvato a Ostia

Dall’Atlantico ad Ostia…

Un intruso nel nostro ecosistema.

Morfologia
Dimorfismo sessuale del granchio blu.

Aumentano le segnalazioni del Granchio blu AtlanticoCallinectes sapidus – lungo il litorale laziale.

E’ di qualche giorno fa la notizia del primo avvistamento ad Ostia. Il granchio è stato trovato all’interno di una cavità nella tremolina, il verme marino che vive in un condominio e che forma un’estesa barriera di sabbia molto vicino alla riva, di cui abbiamo parlato qualche tempo fa nel post “I tesori sommersi del mare di Ostia“.

Nell’Atlantico il granchio blu è noto per essere una specie chiave per definire la struttura e il funzionamento della catena trofica degli ecosistemi costieri. È considerato un ottimo e pregiato cibo e per la sua cattura si è sviluppata una fiorente attività di pesca.

Nel Mediterraneo, dove è presente dagli anni 50, probabilmente introdotto attraverso le acque di zavorra, C. sapidus è considerato una specie aliena invasiva (IAS). Ad oggi non sono ancora del tutto note le relazioni che questo predatore intreccia con le specie dei nostri mari e più in generale quali siano gli effetti di queste relazioni sulla struttura e il funzionamento degli ecosistemi costieri. Secondo studi recenti l’ecologia di questa specie è infatti ancora poco nota.

distribuzione
Distribuzione e spostamento del granchio blu atlantico.

La maggior parte delle segnalazioni è stata effettuata in ambienti costieri e in prossimità di foci fluviali e input di acqua dolce. Questo perché C. sapidus durante il suo ciclo vitale, ovvero per compiere tutti gli stadi del proprio sviluppo, ha bisogno di acque a diversa salinità; in acque poco salate, ad esempio, C. sapidus compie il rituale di accoppiamento ed usa questi luoghi come aree di nursery per i giovani nati.

Disttribuzione Mediterraneo
Avvistamenti del granchio blu atlantico nel Mediterraneo.

Se da un lato sono note le vie che hanno portato all’introduzione del granchio blu nel Mediterraneo, più difficile è comprendere quali siano le cause della sua ampia diffusione. E’ probabile che anche in questo caso c’entri il riscaldamento globale. Il granchio blu è, infatti, inattivo a temperature dell’acqua inferiori ai 10°C. ovvero non è in grado di riprodursi durante i mesi più freddi. Il riscaldamento delle acque superficiali nei mesi invernali potrebbe quindi aver influenzato l’inattività stagionale e favorito la diffusione della specie.

Anche per quel che riguarda gli effetti negativi sulla pesca e sul pescato al momento non ci sono studi che possano confermare o smentire l’impatto sulle colture di vongole e cozze, di cui pare che il granchio blu sia ghiotto, o i danni alle reti da pesca inferti dalle sue possenti chele. Ignoti al momento sono anche i possibili predatori di questa specie invasiva o i suoi parassiti e patogeni. Ciò che è noto è che C. sapidus si nutre di organismi diversi in base alle sue dimensioni e alla zona in cui vive e questo può far presumere che possa interferire negativamente sull’equilibrio delle comunità bentoniche costiere.

Il granchio blu è presente nei nostri mari da molti anni e si sta espandendo, cosa si può fare?

Alcuni studi indicano 3 scenari possibili per gestirne la presenza.

Nel primo scenario non si dovrebbe fare nulla se non aspettare che il cambiamento climatico, l’inquinamento e il sovrasfruttamento delle risorse facciano ridurre o sparire “naturalmente” questa specie dai nostri mari. Di fatto questo approccio è in contrasto con le molte normative europee, che tutelano gli ecosistemi dagli effetti delle specie aliene invasive (per fare un esempio la Strategia sulle Specie Invasive COM/2008/789, la Strategia Marina Direttiva 2008/56/EC e la Strategia sulla Biodiversità COM/2011/244).

Nel secondo si dovrebbe procedere all’eradicazione completa della specie. Sebbene in apparenza risolutiva, l’eradicazione è di fatto irrealizzabile perché costosa e inutile vista l’ampia diffusione di questa specie e la poca conoscenza del suo comportamento e delle sue interazioni con le altre specie endemiche.

Il terzo approccio prevede la gestione del granchio blu che potrebbe essere trattato come una risorsa alieutica di alto valore. Tuttavia, prima di poter parlare veramente di C. sapidus come risorsa alimentare, è importante conoscere la sua biologia e le sue interazioni con le specie nostrane, perché se “mangiarlo” sembra la soluzione più semplice, ghiotta e realizzabile in tempi rapidi per contrastarne la diffusione, allo stesso tempo essa implica una serie di problematiche legate ad esempio alle scarse conoscenze sulla capacità di C. sapidus di accumulare inquinanti come metalli pesanti nelle sue carni o la mancanza di protocolli di analisi e di valutazione degli stock condivisi ed efficaci per la pesca, allevamento e il consumo di questa specie.

Al momento è fondamentale segnalare qualsiasi avvistamento con foto e più dettagli possibili alle Autorità competenti così che si possa ricostruire la reale distribuzione di questa specie lungo le nostre coste e contribuire così alla conoscenza della sua ecologia.

A cura di Monica Targusi

Granchio blu atlantico a Ostia
Esemplare di granchio blu atlantico trovato ad Ostia.